La patologia del Secolo: la Depressione
Circa il 20 % delle persone soffre di depressione. Per la maggior parte dei casi si tratta di donne. Ma come si curano queste persone?
La depressione rappresenta in realtà, nella stragrande maggioranza dei casi, un segnale – pur doloroso – che qualcosa nella nostra vita e nel rapporto con noi stessi e con gli altri non sta andando come dovrebbe e per questo ci stiamo… spegnendo. Gli psicofarmaci, eliminano non le cause ma proprio il segnale che la depressione sta lanciando, impedendo a chi soffre di percorrere quel percorso di autocoscienza indispensabile alla guarigione. Dovremmo inoltre considerare che in realtà non esiste \”la depressione\”: ad esistere sono le persone depresse. Inevitabilmente gli psicofarmaci forniscono una risposta unica a situazioni molto diverse, non considerando molteplici forme del disagio.
Quando gli psicofarmaci possono aiutare
Esistono dei casi in cui gli psicofarmaci diventano indispensabili? Purtroppo si. Durante i cosiddetti episodi depressivi maggiori possiamo avere crisi acute e stati di malessere molto profondi che a volte sfocino in comportamenti disperati e autolesivi. Queste forme di depressione in realtà rappresentano una percentuale bassa della popolazione malata. In questi casi gli psicofarmaci sono necessari (sempre dietro prescrizione medica) ed è raccomandabile anche un percorso di psicoterapia, per non limitare l’intervento al solo fatto sintomatologico.
Ebbene: farmaci sì o farmaci no?
Senza alcun dubbio i farmaci costituiscono la scelta principale, primaria, per il trattamento della depressione. Nonostante le innumerevoli parole che vengono spese relativamente a questa patologia, è necessario ribadire che il suo meccanismo fondamentale consta nel malfunzionamento dell’assorbimento di alcune sostanze all’interno della nostra mente. Pertanto l’origine della depressione è in primis definibile come condizione medica e –conseguentemente- come tale è d’obbligo che venga trattata. Troppa disinformazione regna in merito alla depressione, troppe sono le persone –figure più o meno autorevoli- che a tutt’oggi ritengono che tale patologia sia il risultato della mancanza di volontà, della tristezza, della svogliatezza: la depressione è una patologia e come tale va curata.
La terapia farmacologia è pertanto il trattamento di elezione e consiste nella prescrizione –da parte di un medico- di molecole (leggi farmaci) che riportino l’organismo ad essere in grado di avere o poter utilizzare ’le sostanze’ di cui ha bisogno.
L’efficacia degli psicofarmaci è comprovata da numerosi test scientifici ed esami di laboratorio, nonché approvata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, come d’obbligo per qualsiasi trattamento farmacologico in senso stretto.
I trattamenti “alternativi” (e qui rientrano un numero indefinito di terapie validate e non) non sono invece sempre soggetti a tale rigidità protocollare e –in alcuni casi- fondano le proprie proprietà curative, sul cosiddetto effetto placebo. È indubbio che tali trattamenti non siano da demonizzare (come non dovrebbe essere il caso degli psicofarmaci), poiché tali approcci possono costituire –soprattutto in alcuni casi specifici- una validissima integrazione del trattamento farmacologico. L’aggiunta di una terapia “alternativa” –se controllata e concordata con il proprio medico- può essere di aiuto, può –in taluni casi- fungere da potenziatore dell’effetto farmacologico. Errata è la convinzione relativa alla sostituibilità del trattamento farmacologico, tanto quanto incorretta è la demonizzazione in toto delle terapie “alternative”. Certamente l’approccio farmacologico è, come detto, il primo indispensabile passo da compiere verso il trattamento efficace di un disturbo dell’umore (come la depressione), trattamento cui può essere efficacemente affiancato –se ritenuto utile dal medico o dallo psichiatra curante- un intervento di “altro” tipo.
Per completezza di informazione è importante sottolineare come, nella maggior parte dei disturbi mentali, la presenza di un supporto psicologico o psicoterapico in associazione al trattamento farmacologico, sia risultato essere il trattamento “integrato” con la maggiore efficacia.
Senza la terapia la depressione dura in media da 6 a 12 mesi, ma può essere molto più breve (settimane) o superare nel 20 per cento dei casi i 2 anni ( si parla allora di ` depressione cronica`). Frequenti però le ricadute: il 50-65% delle persone ha, nel corso della vita, almeno tre episodi e il 10% può superare i dieci. Soprattutto se non curata, la depressione può facilitare l’abuso di sostanze stupefacenti e di alcol (in particolare nei giovani), peggiorando la situazione.
Curarla si può. `Se correttamente utilizzati, gli antidepressivi sono efficaci nell’80-90% dei casi – `Ne esistono diverse classi: nelle forme più gravi si ricorre ai triciclici, in quelle di gravità lieve-media agli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (l’ormone che regola il tono dell’umore).
Gli inibitori delle monoaminoossidasi (IMAO) sono riservati invece a particolari sottotipi di depressione (detta `atipica`), in cui lo stato d’animo cambia continuamente, e alle forme resistenti, che non migliorano cioè con le medicine. In presenza di ansia e insonnia si può aggiungere, per un periodo di tempo limitato, una benzodiazepina, cioè un ansiolitico.
La durata della cura? Varia da 5-6 mesi, per il primo episodio e per le forme che si presentano sporadicamente, fino a diversi anni, quando le recidive sono frequenti. E’ sempre utile integrare i farmaci con una psicoterapia cognitivo-comportamentale o interpersonale che, oltre a fornire un sostegno emotivo in fase acuta, sembrerebbe ridurre il rischio di ricadute.`
Ma attenzione. Non esiste una cura valida per tutti e l’intervento deve essere sempre personalizzato in base, tra l’altro, all’età, alla gravità e al tipo di sintomi. `Nei bambini e negli adolescenti – si preferisce utilizzare prima la psicoterapia, aggiungendo eventualmente dopo un antidepressivo selettivo per la serotonina.
Nelle forme che si manifestano abitualmente in autunno-inverno (o `depressione stagionale`) per la riduzione delle ore di luce, oltre agli antidepressivi si può utilizzare la `terapia della luce`, che consiste nell’esposizione ogni mattina per 30 minuti alla luce di una particolare lampada.
Nelle forme `resistenti`, che non si sono cioè risolte dopo due o più tentativi di cura è spesso possibile sbloccare la situazione associando più antidepressivi, che agiscono su neurotrasmettitori diversi, oppure un antidepressivo e un farmaco in grado di potenziarne l’effetto. Si tratta di terapie complesse, da effettuare solo in centri ultra-specializzati e con esperienza consolidata`.
Per chi soffre di depressione può essere utile anche seguire alcune semplici norme di vita, in particolare fare attività fisica e mangiare in modo corretto. E’ ormai dimostrato che la ginnastica aerobica, svolta con regolarità e possibilmente sempre nello stesso momento della giornata, potenzia l’azione degli antidepressivi e contribuisce a sincronizzare i ritmi circadiani, spesso alterati (come stare peggio al mattino e meglio la sera o dormire di giorno ed essere insonni di notte).
Anche una corretta alimentazione aiuta a stabilizzare il tono dell’umore: alimenti a basso contenuto glicemico e alcuni nutrienti come magnesio, triptofano, acido folico e altre vitamine del gruppo B hanno un impatto positivo sull’umore, mentre un’eccessiva quantità di zuccheri causa sintomi simili a quelli della depressione, come sonnolenza e apatia, e un eccesso di grassi saturi riduce le capacità di concentrazione e memoria.
Utili, per alcune forme di depressione, gli acidi grassi omega 3, contenuti nei pesci (salmone, sgombro, merluzzo, sardine, pesce spada e crostacei), nei cereali, nelle noci, nelle mandorle, nei kiwi e nei legumi.
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